Del carnevale di Venezia siamo tutti esperti, come ormai siamo diventati tutti virologi e critici culinari, al giorno d’oggi chi non è un tuttologo è fuori X.
Allora cosa posso dire io di più senza ripetere l’elenco dei nomi delle maschere storiche o citare il sempreverde Casanova o Goldoni?

Una piccola divertente curiosità.

Dal XV al XVI secolo chi si occupava dell’organizzazione dei vari eventi del Carnevale erano i giovani nobili delle diverse casate della Serenissima, rampolli-pr che per l’occasione decidevano location e allestimenti nelle diverse ville, calli e piazze della città che diventavano a tutti gli effetti teatri.
I vari gruppi si “sfidavano” a suon di feste e festini degni di eyes wide shut in cui, grazie alle maschere, si giocava all’inversione dei ruoli dove dal tramonto all’alba tutto era concesso.

Il risultato: sfavillante.

Ogni gruppo aveva una sua peculiarità e per distinguersi gli uni dagli altri, avendo le proprie identità nascoste sotto i travestimenti, utilizzavano un segno per cui anche io, nonostante mascherine ffp2 varie, sono spesso riconoscibile sia dai colleghi che dai clienti storici che mi vedono da anni portarne delle più svariate fogge!
State pronti…

Il calzino!

Certo nella Venezia di quegli anni si parla di calzamaglia, ma poco importa. Si formano dunque le cosiddette “compagnie della calza” riconoscibili da appariscenti ricami, un po’ west coast un po’ east coast delle rive della laguna.
Insomma delle calze mi piace la simpatia che trasmettono nel loro essere di per sé un elemento dell’abbigliamento che reputo molto ironico e iconico.
Quindi vi aspetto e chi avrà delle calze più belle delle mie avrà un calice offerto!

About the Author: Sara Zamberlan

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