Al giorno d’oggi il tema dell’ecosostenibile è centrale nel dibattito popolare ma spesso lo si associa ancora a pratiche svolte all’interno di campagne della grande industria e colossi della chimica. In realtà dovrebbe essere una predisposizione mentale per piccoli ma capillari cambiamenti.

Per la maggior parte la comunicazione lega il concetto di ecosostenibilità a quello di nuove tecnologie, sempre più avanzate, sulle quali si investono finanze e si ripongono speranze.

Benissimo e bellissimo, ma per me è necessario attuare un procedimento inverso, non fraintendetemi, ben venga tutto ciò che può migliorare l’organizzazione e la semplificazione di passaggi, ma mi riferisco più che altro alla necessità di un approccio mentale, ad un modus vivendi che proceda in termini più naturali e che per guardare al futuro non dimentichi quello che il passato ha da insegnare.

Le tradizioni, i proverbi, le quotidiane dimostrazioni di saggezza di chi prima di noi ha vissuto la campagna non parlano che di rispetto dei tempi della natura, dei suoi cicli, la disposizione d’animo che non vuole pretendere, che non vuole sottomettere ad un proprio volere bensì che si modella e adatta all’ambiente prendendo il buono che ne viene e accettando anche i no.

Cosa significa questo?

Significa avere coscienza che siamo parte di questa terra, non i suoi dominatori, significa essere grati per la vita e la bellezza. Ecco, se questo è il modo di vivere eco, non ci stiamo inventando nulla di nuovo.

Non si tratta solo di fare bene all’ambiente perché i benefici si rifletteranno anche in noi: una mente più sana e pulita, un corpo energico, insomma una condizione di benessere psicofisico in cui non ci si perde in un bicchier d’acqua o non si dà di matto se le cose non procedono secondo quanto avevamo stabilito.

E se da una qualche parte bisogna partire lo si fa dall’orto, scoprendo che la concatenazione di fortunati eventi è impressionante e, come diceva la mia bisnonna Gina, “chi cal ga un bel ort, mai tal vedi con l’och stort”.

Da un anno a questa parte poi viviamo come sospesi in una condizione di stallo dovuta alla pandemia da Covid19 e in molti hanno riscoperto ritmi più lenti e hanno cominciato a guardare con occhi diversi il lavoro all’aria aperta, qui al Bonello si è fatto tesoro di questo momento considerandolo un’opportunità!

Anche noi abbiamo deciso di ripartire dalla terra, dall’orto e con la zappa in mano già siamo forti della consapevolezza che ciò che nascerà avrà un sapore e un profumo autentico, frutto solo del sole e delle attenzioni quotidiane.

A questo punto ne deriva che i proclami:

  • eliminazione della plastica e riduzione degli imballaggi
  • diminuzione degli sprechi alimentari
  • diminuzione del consumo di energia
  • agricoltura sostenibile a impatto zero

sono già parte di quel cambiamento che innesca il famoso circolo virtuoso di cui parlavamo poco fa e non c’è bisogno di andare tanto lontano, o meglio, di sentirli tanto lontani da noi perché lo stiamo già vivendo.

About the Author: Sara Zamberlan

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